domenica 17 marzo 2013

Per tradizione ho delle tradizioni

http://www.youtube.com/watch?v=SsSVcRYh8dE

Negli ultimi giorni sui giornali, nei telegiornali, su internet, sui social network, dal parrucchiere non si parla d’altro: è stato eletto il nuovo papa. Francesco I.
La smisurata portata mediatica dell’evento ha fatto in modo che seguisse in diretta la proclamazione del nuovo pontefice anche gente come me che è abituata ad entrare in chiesa unicamente alle undici e quaranta del 24 dicembre (per trovar posto seduti). 
Tre cose mi hanno colpito:
La sobrietà con la quale si è presentato al mondo.
La quantità di telecamere utilizzate per riprendere il balcone, mancava giusto che mettessero la GoPro in fronte al Bergoglio. Certe inquadrature poi, sembravano immagini di repertorio di  Angeli e Demoni tanto che mi aspettavo che da un momento all’altro uscisse, in tuffo dalla porta finestra, Robert Langdon travolgendo il povero Jorge Maria per proteggerlo da qualche improbabile attentato.
La terza, e quella di cui vorrei parlare, è stata la quantità di rituali che si sono susseguiti. Rituali che, si ripetono uguali da centinaia di anni, ogni volta che viene eletto un nuovo papa. Tradizioni.
Ricapitolo brevemente, per chi non lo sapesse, cosa succede dopo la votazione nella cappella sistina. Cito wikipedia (no, non lo sapevo nemmeno io prima di leggerlo):
Al termine del conclave, il papa neo-eletto si ritira nella "stanza delle lacrime", ovvero nella sacrestia della Cappella Sistina, per indossare per la prima volta i paramenti papali con i quali si presenterà in pubblico dalla Loggia delle benedizioni della basilica di San Pietro. Il nome di tale luogo deriva dal fatto che, si presume, il pontefice scoppi in lacrime per la commozione e per il peso della responsabilità del ruolo che è chiamato a svolgere.
Tradizionalmente nella sacrestia sono presenti paramenti papali di tre diverse misure, che possono approssimativamente adattarsi alla taglia del nuovo eletto.
Dopo la vestizione con i paramenti papali, il neoeletto ritorna nella Cappella Sistina e siede alla cattedra. Il cardinale decano invita il nuovo Papa, «eletto alla Cattedra di Pietro», a rileggere il testo di Matteo16,13-19, con il quale Cristo promise a Pietro e ai suoi successori il primato del ministero apostolico.
Dopo la lettura evangelica e la preghiera per il nuovo Papa, i cardinali si accostano al Sommo Pontefice per prestargli l'atto di ossequio e di obbedienza. Infine viene intonato il canto del Te Deum.  A questo punto il conclave è ufficialmente terminato.
Il cardinale protodiacono si affaccia quindi dalla loggia della Basilica di San Pietro e dà l'annuncio della nuova elezione con l'Habemus papam; lo seguirà il nuovo pontefice, preceduto dalla croce astile, che impartirà la solenne benedizione Urbi et Orbi.

Minchia!
Allora ho iniziato a pensare, ma anche noi nella vita di tutti i giorni abbiamo dei piccoli rituali o delle tradizioni? Io direi di si. Qualche esempio...
Tipicamente la sera prima che i miei cari genitori partano per le loro vacanze lasciandomi casa libera, mi sollazzo guardando, ogni volta, Risky Businees, film degli anni 80 con un Tom Cruise ventenne che viene anche lui lasciato a casa dai genitori in partenza. Stufo di trovarsi solo con gli amici pensa bene di assoldare delle prostitute per farle lavorare nelle varie stanza di casa sua, allestite a bordello, prendendo una percentuale dell’incasso delle ragazze. (si, lo trovo geniale). Finale rocambolesco che non vi svelo.
Dopo tanti anni, ancora non ho capito se lo guardo come monito o per trarne ispirazione.
Quando arriva il Natale le tradizioni aumentano esponenzialmente. L’albero di natale fatto con “paint the sky with stars” di Enya in sottofondo (si, ascolto Enya), Il film della vigilia, la cena della sera con due amici che vedo una volta l’anno (la vigilia appunto), il vin brulè con tutti i miei amici all’una di notte dopo la “piva”.
Ma ho anche tradizioni molto più particolari. Quando vado in Inghilterra, ad esempio, la prima canzone che devo sentire sull’ipod poggiando il piede suolo anglosassone è “God save the queen” dei Sex Pistols. Per forza.
Il 2 o 3 agosto di ogni anno escono le quote del fantacalcio. Ogni anno vado a comprare la gazzetta in bicicletta e leggo tutte le quote sorseggiando un gatorade al limone. Strane scaramanzie. Non proseguo a parlare di rituali prima delle partite perché rischierei di scrivere 40 pagine (ogni riferimento a fatti o persone realmente vissuti è puramente casuale).
Ho fatto tre anni a mettere, ad ogni esame, la stessa identica camicia, che puntualmente inzuppavo di sudore come se avessi avuto addosso una pelle di Grizzly adulto. Questo il motivo per cui tra un esame e l’altro ho sempre fatto passare qualche giorno. Non era questione di preparazione, dovevo lavare la camicia.
Il primo bagno al lago tradizionalmente va fatto al massimo nella prima decade di aprile (si, è capitata la febbre il giorno dopo delle volte).
Poi alcune invece le fai involontariamente.
La canzone che metti nel tragitto dall’università a casa dopo che hai superato un esame, quella che metti in macchina quando stai per partire per un lungo viaggio, o quella che ascolti quando fuori piove.
La frase che dici ad un tuo amico che non vedi da tempo che ti riporta istantaneamente nel momento in cui l’hai pronunciata per la prima volta. E’ tradizione che vi salutiate così.
Il posto in cui vai, quando devi riflettere e scegliere.
E’ bellissimo avere dei piccoli rituali, e anzi, posso davvero affermare che per tradizione ho delle tradizioni.
La cosa difficile, tuttavia, è non oltrepassare il sottile confine che c’è fra divertenti costumi e noiose abitudini.

Per intendersi, questo è Risky Business:

2 commenti:

  1. Post davvero davvero molto carino, questo. E la camicia d esame, poi...ginius! Continua. Laprof.

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  2. La stessa canzone nel tragitto casa-stazione prima di ogni esame...quanto è vero!

    Ps. Complimenti amico :-)

    Cristiana

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