lunedì 17 marzo 2014

Pensieri saltati in pentola Wok


Se l’uomo realizzasse la metà dei desideri che ha, raddoppierebbe le sue inquietudini.  
Benjamin Franklin




Inizierei con le scuse per la mia prolungata assenza ma il mondo e gli eventi hanno tessuto una ragnatela volta a non farmi pubblicare nessun pezzo, tanto che forse dovrei prenderlo come un segno, un suggerimento come dire, si, bè, forse è meglio che taci, anche perché, ne sono convinto, non è che voi abbiate smesso di dormire e mangiare bloccati in un’intensa e morbosa attesa di un mio nuovo pezzo. Ma comunque, rieccomi qui a disqusire sul nulla, a divagare sull’inutilità, riecco qui un bel post composto da quel vacuo ciarlare che tanta fortuna ha portato a questo blog.



La wok è una padella utilizzata inizialmente nella cucina cinese,caratterizzata dalla sua tipica forma bombata, le prime non avevano nemmeno un fondo piano, piuttosto pesante e con un lungo manico pratico per far saltare ciò che si cucina. È utilizzata per qualsiasi tipo di cottura dalla frittura alla rosolatura dalla cucina al vapore alla stufatura. Ci si può fare tutto e far saltare tutto, e ai profani come me, che in cucina non stanno molto concentrati perché pensano un po’ ai cazzi loro, succede di tanto in tanto che nella wok, insieme con le zucchine e i gamberetti ci finiscano pure i pensieri di quel momento.

Delle volte le considerazioni migliori si fanno dopo i momenti più impensabili, un po’ come le rivelazioni al cesso. Un pomeriggio all'ikea (a cercare una wok più grande) ha generato in me una serie di pensieri infiniti. Riempivano i corridoi una marea di giovanissime coppie, la maggior parte felici, questo va detto, immersi nella scelta di piatti e bicchieri, divani e cucine, lampade e tappeti,  tanto che la differenza d’interpretazione dei 24 anni miei e delle coppie che ho trovato in giro è diventata stridente, urlava, creava sbigottimento.

Sarà che il tutto è stato condito da un messaggio di un mio amico che mi invitava al battesimo di sua figlia.

Le persone vanno a velocità diverse a seconda della macchina che guidano e soprattutto della strada che scelgono. Quelli come me riuscirebbero a trovare strade piene di tornanti del cazzo persino nel Nevada. Alcuni invece prenderebbero l'autostrada anche per andare da casa al panettiere. 

Tanto che allora nella wok cadono un paio di  pensieri sulla macchina che guido io e quelle che guidano gli amici con cui sono cresciuto o che mi stanno attorno, e quando mi metto a pensare a chi di noi si sposerà per primo, o andrà per primo all’ikea, o avrà un figlio, mi diverto quanto un giornalista di repubblica a fare il totoministri sul web. E ne sono consapevole che pensare Ziopera padre per primo sia come immaginare, che so, Teo Mammuccari al ministero della cultura, o Lapo Elkann all'agricoltura ecco. Che poi oh magari ci sorprende tutti, del resto se pure Gasparri ha fatto il ministro…

La wok che ho comprato è tanto grossa da farci stare tutti i pensieri dell’ultimo mese, pronti per essere stufati, un po come lo sarete voi finito questo post.

Devo essere sincero che non so mai come sentirmi di fronte a chi va ad una velocità tanto diversa dalla mia, provo un cero disagio, anche se, in merito alle relazioni mi accorgo di aver cambiato metro di giudizio rispetto al passato.

 Chiariamoci, se esco con una ragazza, fortunatamente, non mi immagino ancora se potrebbe essere una buona madre, ma diciamo che quanto meno non la richiamo se mi dice che il giorno dopo ha un compito in classe.

E allora butto roba nella wok.

Inizio a cercare determinati lati del carattere nelle ragazze, sempre gli stessi. Come se involontariamente, seppur timidamente, mi stessi incanalando nella vera ricerca dell'anima gemella, convinto che essa, come ogni sorta di elemento perfetto per definizione, non sia tanto un qualcosa che esista, quanto un fine da perseguire, un limite verso cui tendere. E per capire questi lati del carattere bisogna fare un lavoro meticoloso sulle cose microscopiche che si generano nelle relazioni: lo sguardo scambiato nel riflesso sul vetro, il brivido che arriva quando ci si sfiora la pelle, la frequenza cardiaca quando lei parla.

Fortunatamente la carta d’identità dice che la ricerca può rimanere ancora nella fase embrionale e alla luce dei tagli di risorse che gli sto dando, alla ricerca, posso permettermi di toppare ancora qualche volta, non troppe però.

E tornando al toromatrimonio/ toropaternità fra gli amici con i quali non più tardi di cinque anni fa scolavo birre sulle spiagge spagnole e portoghesi, i risultati del mio pensiero cambiano un po’ a seconda del tempo metereologico. Delle volte penso con certezza che sarò io il primo, altre volte invece immagino che sarò l'ultimo, l’eterno scapolo, tutti che mi invitano a matrimoni e battesimi, il testimone di nozze, ricordati di portare le fedi, io mai niente, e quasi per una logica conseguenza divento l'organizzatore ufficiale degli addii al celibato nonché l'invidia dei neosposini sopraffatti dalla routine e dalla carenza di passione che il matrimonio genera, beato te che sei rimasto ancora single e ogni sera ne hai una diversa! E io che penso, si stocazzo che ne ho una diversa a sera, ma grazie della fiducia.

Eppure ci sarà una velocità giusta con la quale andare, senza il rischio di essere fermati per eccesso di velocità, patente e libretto, o senza che quello dietro si attacchi al clacson impedendomi di sentire le cose importanti che la gente mi dice.

Cioè si insomma una via di mezzo tra finire come i due di The river e diventare un marinaio solitario tipo Corto Maltese.


 La domenica sera la wok si riempie, i peniseri si riversano a cascata. Mi innamoro di certe suggestioni, e vivo d'inquetudine per cercare di creare un futuro in cui possano convivere tutte, a tempi diversi. Un futuro in cui ci sarà un momento per perdermi in qualche angolo di mondo e poi uno per andare il sabato pomeriggio a scegliere i mobili all'ikea con la ragazza con quei lati lì che cerco. Il momento in cui si ride e si indugia un attimo sul fasciatoio in ciliegio, un attimo di silenzio e io che penso a come fare a dire a mia madre che non è così vecchia. Un futuro in cui si ama per una notte una sconosciuta che si sente vicina a noi come nessun’altra, e subito dopo un futuro in cui mio fratello mi chiama perché lo ha lasciato la fidanzata e gli spiego che chiusa quella porta si apre una fase meravigliosa dalle sua vita, raccontandoglielo con quel misto di orgoglio, malinconia ed invidia.

Un futuro in cui non farò l’architetto, uno in cui scriverò, uno in cui farò qualcosa che ancora non so.

Un futuro in cui ritrovo un amico che non vedevo da anni e decido di partire un weekend a ricordare le cazzate di quando avevamo 16 anni, uno in cui parto per l’America con l’unica persona che l’America me la può trasmettere, donandomi le risposte che vi ha trovato come un’eredità preziosa. Un futuro dove non mi manca niente e uno in cui mi commuovo riascoltando una canzone dei clash, degli zen, o rivedendo trainspotting. 

Quando le aspettative sono alte anche le paure aumentano. Ma ormai la wok è piena, quelle non ci stanno, ora si deve far saltare tutto con maestria, così che non esca fuori niente, un po’ di sale, due o tre pazzie, e verrà un piatto buonissimo.

purtroppo vivere in maniera inquieta non è sempre facile, ne fanno le spese certe domeniche sera, qualche post, una wok nuova, ma sinceramente, è il solo modo di vivere che conosco.