Continua il mio viaggio attraverso alcuni elementi che
inducano a capire le persone senza prendersi la briga di conoscerle. Tempo fa,
in uno dei primi interventi di questo blog, il vostro affezionatissimo
sosteneva che per conoscere una persona si debba guardare la sua camera da
letto.
Pur conservando questa convinzione, forte dell’esperienza
che continua a non smentirmi, ho imparato a conoscere le persone dal loro
carrello della spesa.
I supermercati che gravitano intorno alla fermata Piola a
Milano sono assediati da studenti come me che improvvisano, almeno una volta a
settimana, una sorta di spesa. Ho provato a riassumere alcune categorie di
spesaioli che settimanalmente incontro:
Il bamboccio
Il bamboccio non sa cucinare, questo bisogna subito
sottolinearlo. Il reparto surgelato è il suo preferito, ci compra di tutto. La
pizza, le verdure, il minestrone (che però non mangia mai, ma aveva una
confezione così colorata che non ce l’ha fa a lasciarla lì), i funghi, il
merluzzo, la cotoletta. Il kebab. Ecco, qui c’è bisogno di una precisazione. Il
kebab surgelato costa dai 2,3 ai 3 euro a pacchetto. Milano ha una percentuale
di kebabbari pari a quella dei semafori. Ormai con cinque euro ti danno kebab,
patatine fritte, ketchup, una pacca sulla spalla e il numero di telefono della
sorella (del kebabbaro), che si d’accordo, non è che sia il numero della
Hunziker, però va bè. Ma perché cazzo uno deve farsi il kebab a casa?
Ci sono poi delle cose che, se fossi ministro, renderei
immediatamente illegali: i venditori di fastweb che ti telefonano prima della
undici di mattina, i filari di ombrelloni e lettini sulle spiagge e il purè
liofilizzato. Quelli che si comprano il purè liofilizzato meriterebbero di
digiunare per una settimana. Per fare il purè bisogna far bollire una patata,
schiacciarla e aggiungerci burro, latte e mescolare. Quanto tempo? Esattamente
fino a quando non ci si rompa i coglioni, quello è il tempo giusto.
Piatto
forte: pennette al tonno.
La salutista
Categoria prettamente
femminile. La composizione del carrello è la seguente: Insalate di ogni genere,
jocca, verdure, yogurt vitasnella, cracker dietetici, e attenzione, gallette di
riso!
Il meglio di sé la salutista lo sfodera per scegliere
l’acqua, venticinque minuti di orologio ad esaminare tutte le etichette del
supermercato con tanto di calcolatrice alla mano per calcolare quale tra tutte
le ventidue marche presenti abbia il
miglior rapporto di sali minerali, per poi, infine, comprare sempre l’acqua panna che,
per inciso, è una merda.
Ovviamente compra tutto bio, e non gliene frega nulla di
pagare i pomodori cinque euro al chilo, vuoi mettere?! È bio. Compra quindici
confezioni di philapelphia così se lo porta in università con tipo una
zucchina. Non cena, che ingrassa. La pasta non la può mangiare, carboidrati e
ingrassa. La carne niente perché è vegetariana. Poi il sabato sera beve
gin lemon come fosse benzina e si lamenta che forse si stanno un po’
allargando i fianchi. Vedi te… Mette il dolcificante nel caffè e poi non
sa dire di no alla brioches al cioccolato e panna grossa come una barca.
Piatto forte: insalata di farro
Il finto chef
Il finto chef entra al supermercato con passo spedito e
occhiale da sole ancora in testa. Prende senza guardare il cestino e poi corre
che non ha tempo da perdere. Sceglie un ingrediente nuovo a settimana e poi
prova a cucinarlo, parrebbe, in maniera originale da vecchio lupo di mare, ma
in realtà segue passo passo la ricetta di giallo zafferano unico faro in una
notte diversamente molto buia. Ecco che in un carrello fatto con cura spiccano
ingredienti assolutamente insoliti come i topinambur o il rognone di vitello.
Predilige il contatto diretto con i commessi al
supermercato, anche se è convinto della loro incompetenza, e non è raro sentire
domande del tipo: “dove posso trovare le violette bianche da usare come
decorazione per il piatto?” scandalizzandosi poi se il commesso non sa rispondere.
Compra cipolle rigorosamente di Tropea e tartufi di Alba, si
indigna davanti ai prodotti delle multinazionali ed indugia davanti ai prodotti
equosolidali convinto che fare la spesa a km 0 sia andare a farla nel
supermercato sotto casa. “sono venuto a piedi, abito qui dietro, più km 0 di
così”.
Piatto forte: qualcosa di sua invenzione (che di solito fa cagare)
Il festaiolo
Allora il festaiolo è un po’ un jolly, nel
senso che tutti almeno una volta abbiamo fatto i festaioli al supermercato. Di
solito è un piccolo gruppo di asini, due, tre, forse quattro. Il primo ha in
mano una lista attentamente scritta a casa ed è deciso a comprare tutto quello
scritto sopra, uno che aiuta (forse) e due che fanno i pirla. Lo scopo è
comprare tutto ciò che occorre per una piccola festa improvvisata in qualche
appartamento: patatine, noccioline, forse se va bene, e se c’è un po’ di grana
(non il formaggio in questo caso), del salmone e del Philadelphia per fare due
tartine. Alcol, camionate d’alcol. Quello con la lista, spinge anche il
carrello, confronta i prezzi e pensa minuziosamente a qualsiasi articolo
indugiando diversi quarti d’ora della sua vita cercando di decidere se sia
meglio la wartseiner o la nastro azzurro.... O magari calcolando i prezzi delle
patatine in base al peso sentendosi poi un vero business man per aver
risparmiato 8 centesimi sulle patatine alla paprika. Quello che aiuta, appena
dentro il supermercato, sceglie dalla lista la cosa più inutile e dice: “per
risparmiare tempo io intanto vado a cercare… boh… non lo so… i tovaglioli
gialli.” Sta via dodici ore lasciando, di fatto,
quello con la lista da solo. Anzi, in compagnia dei due pirla, che nel mentre
riempiono il carrello di puttanate, così, per pura gogliardia. Finiscono così
nel carrello pannolini, assorbenti, bottiglioni di vino rosso, e non è
imprecisione questa, i bottiglioni con l’etichetta con scritto proprio: "vino
rosso". Arrivano alla cassa con un pacchetto di patatine alla paprika con tanto
di sorrisone dell’imprenditore sopra citato che, appena può, fa presente
all’aiuto e ai pirla che grazie a lui hanno risparmiato un casino, due pacchi
da 15 kg di noccioline che, si spera qualcuno porti uno scimpanzé perché
altrimenti la vedo dura, ed ettolitri di alcol. E anche lì, una qualsiasi forma
di strategia è andata a puttane ancora prima di essere pensata. Gin, rhum,
vodka (una liscia e una a qualche gusto di merda, più fa schifo più ne vanno
fieri) senza niente con cui comporre qualcosa che sembri un cocktail, vino
e birra. Ovviamente hanno preso la nastro azzurro, come volevasi dimostrare.
Arriva il momento per loro di pagare e decidono che vogliono
dividere per quattro lì, ora e in quel momento, il conto di 69,42 euro. “Eh no
lo facciamo ora che poi a casa ci dimentichiamo”. E non è che arrotondano, no,
se potessero spezzerebbero a metà le monetine da un centesimo porca troia. E tu
nel mentre in coda, ad aspettare loro, quei due o tre mesi, con le stagioni che
fanno il loro corso, mi cresce la barba e io che ero venuto solo a comprare lo
zucchero che penso quante volte nella mia vita sono stato e sono il festaiolo
al supermercato, ricoprendo delle volte il ruolo di quello con la lista,
dell’aiuto e del pirla. Si ruota.
Piatto forte: Chupito vodka e rhum perchè si sono dimenticati il succo alla pera.
Nonostante tutti questi soggetti io però sono convinto che,
a starci dentro davvero tanto, al supermercato, girovagando tra la lattuga in
offerta e i pavesini, tra il riso carnaroli e i ceci sgusciati, potrebbe essere
facile trovare persone affini. Al carrefour vicino a casa mia hanno messo un
reparto con i biscotti inglesi, i walkers, che io amo alla follia. Sono in
pratica dei mini panetti di burro cotti, contengono colesterolo puro. Grasso
solidificato. Ne avevo fatto incetta nel mio primo viaggio in Inghilterra e me
n’ero portato a casa una scorta. Li mangiavo tornato a casa da scuola, al
liceo, sdraito sul letto mentre guardavo Scrubs. Le briciole sulla maglietta,
che piegavo per non perderle, e le mangiavo. Pochi giorni fa ho rivisto
quell’inconfondibile fila di scatole rosse e nere tutte decorate e mi è venuto
un tuffo al cuore. Gli ho comprati e prendendo la scatola ho notato che tutte
le file erano intatte, salvo una che aveva una scatola che mancava, era stata
acquistata. La donna della mia vita sono sicuro che è quella che ha preso il
pacchetto di walkers e badate bene che stavolta me la sto rischiando forte,
perché si è vero, non sarà ne una salutista, una bambocciona, una finta chef e
nemmeno una festaiola, ma non prendiamoci in giro, perché se mangia quei
biscotti al burro verosimilmente avrà un culo come una portaerei.