Svegliandomi questa mattina ho avuto una strana sensazione.
Mi sono alzato, e guardando fuori dalla finestra di camera mia mi è sembrato di
vedere un grande caos, con gente che correva a destra e sinistra. Alberi caduti,
fumo per le strade, fuoco in lontananza. Uno strano fermento, non generato da
qualcosa da fare, ma piuttosto dalla paura di quello che arriverà.
E si che me l’ero immaginato parecchio questo 26 di febbraio. Pensavo che mi sarei
svegliato e avrei fatto colazione con un paese maturo e cresciuto. Credevo veramente che questa volta, ne aveva fatte
troppe per riuscire a prendere voti. Pensavo che sparate come quella dell’imu
fossero state assorbite da tutti come un’offesa alla nostra intelligenza di
persone e non come una reale speranza alla quale aggrapparsi.
Speravo che la mia cara sinistra, che da tempo non sento più
mia, e nemmeno più tanto cara, per una volta sola non cadesse nelle subdole
trappole di un uomo disposto a tutto. Mi sarebbe tanto piaciuto che ad ogni “boutade”
(termine imparato in questa campagna elettorale che va molto di moda per fare
il figo) non corrispondesse per forza un commento per farci sapere l’enormità
della cazzata in questione, così da spostare ancora una volta il dibattito e l’attenzione
su questioni misere. Avrei preferito che la sempre cara sinistra parlasse solo
di cose da fare. Avrei voluto sentire solo le parole Lavoro, lotta all’evasione,
lotta alla corruzione, consumo zero di suolo, ambiente, piano per sistemare gli
edifici scolastici, scuole pubblica, sviluppo (non crescita), occupazione
giovanile, piccole medie imprese, rilancio culturale…
Ma comunque ho sperato perché credevo, passatemi questo
momento di sconforto, e ancora credo.. che L’italia si meriti molto di più.
Credo che gli italiani veri siano comunque le persone migliori che ci siano. Caldi,
passionali, inventori, giramondo, determinati, fantasiosi, poeti, scienziati… Sono
quelli che lottano ogni giorno, nel loro piccolo, con i mezzi che hanno, e con
le enormi forze che tirano fuori per tenere insieme i cocci di questo paese che
in troppi cercano continuamente di frantumare. Mi piace ancora pensare che sia
una maggioranza silenziosa. Una maggioranza composta da artigiani,
imprenditori, operai, professori, medici, architetti, ingegneri, giardinieri,
impiegati che ancora fanno bene il loro mestiere prima di tutto perché è giusto
farlo, che agiscono per passione e non per soldi, che sono mossi dall’amore e
non dall’invidia! Non mi venite a dire però, che tanto erano tutti uguali, perché
semplicemente, non è vero. E perché è proprio questo il motivo per cui, gli
italiani, credendo che fossero tutti uguali, hanno votato di nuovo quello che
ha corrotto l’anima delle persone e che meglio ha saputo interpretare i reali
desideri di un popolo senza più valori.
Ma forse sono un illuso, perché questa maggioranza non
riesce a farsi sentire, è troppo elegante per urlare. Ci prova, ma appena alza
la voce viene sovrastata da uno stadio che urla cori razzisti, o da un vocalist
che viene osannato per la sua pochezza e banalità, o dalle grida di una donna
uccisa dal proprio compagno. Ecco io, in questa cosiddetta comunità, molte
volte, non mi ci riconosco più.. Guardo i miei coetanei e tolto un ristretto
manipolo di persone in gamba, non vedo
altro che ragazzi e ragazze vuoti e senza ideali, a cui importa solo andare il
sabato sera nel locale dove sanno che ci andranno tutti, a lottare per avere
una foto da sbattere sulla propria bacheca a raccogliere “mi piace”, che, mi si
passi il paragone, arrivano come tante mosche attirate da una merda di cane.
Vedo gente che non ha
idea di cosa significhi andare a votare, che non ha ancora capito che fare una
scelta con il cervello è in primo luogo nel proprio interesse, che non sa
nemmeno in cosa crede, e se crede, è annebbiata da slogan di ottant’anni fa.
Gente legata soltanto alle cose materiali, che non ha più un minimo di spirito.
Ventenni conservatori. Gente che abbandona le persone migliori che trova nella vita
per la superficialità dell’apparenza e per avere su di sé i riflettori di una
platea fatta di ignoranti e sempliciotti che non mancheranno di approfittarsene
per poi scappare quando avranno finito. Sono snob e tutto quello che volete, ma
a tutti voi consiglio, con i soldi dell’imu, una vacanaza ad Ibiza, un abbonamento
allo stadio, e un gettone di presenza a uomini e donne, e se vi avanza
qualcosa, un cassa di arance da portare al povero Corona.
Sono stanco di vivere
in mezzo a loro. E come avrete capito il problema non è il voto di ieri. E’ un mentalità
radicata ormai in tutti noi. Chi più e chi meno.
Tuttavia, cito un amico più saggio di me che ieri sera mi ha
scritto “finchè sarò qui lotterò con tutte le mie forze, se non altro per
quelli che non hanno la possibilità di andarsene. E se ce ne andremo sarà una
scelta nostra, non ci cacceranno via loro”.
Va bene. Ripartiamo…già da oggi, sempre e comunque, perché nonostante
tutto, l’Italia vera siamo noi.
E’ la prima e ultima volta che parlo di politica qui. Dal
prossimo intervento tornerò a parlare di niente come ho fatto finora. Prima di
chiudere però prendetevi cinque minuti, chiudete gli occhi, e ascoltate questa.
La dedico a tutti quelli che sono stanchi, ma che non smettono mai di immaginare
una società migliore.