giovedì 2 maggio 2013

Meno trenta


C’è stato un tempo in cui avevo smesso. Avevo smesso di ascoltare la musica in macchina, troppa fretta forse, non avevo tempo di attaccare l’ipod o forse non avevo voglia di divertirmi, magari di sognare un po’, fermo al semaforo. Proprio in quel periodo poi, che i semafori erano tutti rossi. Non so perché lo facessi, non ascoltare la musica intendo, l’avevo sempre fatto. Ora non riesco proprio a capire come si possa nella vita non ascoltarla. Ora, che la ascolto ogni secondo della giornata, come sottofondo, ad enfatizzare momenti, a condire attimi, ad accarezzare istanti. La lascio scivolare sulle frasi che dico e sulle cose che faccio. Ora, che non capisco chi non la ascolta, proprio non ci riesco. Come quelli che mangiano l’insalata senza il condimento, se non metti olio e aceto sa solo di erba. Vivere senza musica sa solo di erba.

La amo, la musica, di qualsiasi genere, basta che sia alta. E’ difficile davvero menzionare tutta quella che ascolto. Ci provo. Vado dal punk informale impreciso e sgangherato dei Ramones e dei Clash, al blues di BB King che profuma di campi di cotone. dall’elettronica dei Chemical Brothers, M83, e Skrillex (qualche buon’anima poi un giorno mi spiegherà la differenza tra dubstep e drumnbass o come diavolo si scrive) alle poesie di De Andrè, Dalla, De Gregori e Guccini. Ascolto Il rock in ogni sua sfaccettatura dall’hard rock degli Acdc al rock-pop californiano dei Beach boys, e poi ancora dalla dance di Tiesto all’indie contemporaneo degli Zen Circus, Lumineers e Imagine Dragons, passando per il post-punk di Gaslight Anthem e Green Day, dal rap divertente e incazzato di Eminem (che mi ricorda i primi anni di liceo e una nintendo gamecube…) al reggae rilassante e sempre giovane di Bob Marley (che mi ricorda una opel zafira sporca). Adoro le musiche oniriche dei Pink Floyd, e la malinconia errante di Manu Chao. Tra Beatles e Rolling Stones, sono decisamente un tipo da Rolling Stones, ma ascolto anche i Beatles. I koln Koncert di Keith Jarrett hanno il potere di scacciare via ogni mia paura. Mi diverte da morire la musica latina, meglio se cubana. Certa musica mi ricorda periodi della mia vita, altri attimi precisi, luoghi, persone. Ma nonostante ci sia la musica giusta per ogni momento, delle volte proprio non so cosa ascoltare. A volte vorrei avere dieci cuffie e altrettante orecchie, anzi no, il doppio… se no... 

Tuttavia, in questi momenti di terrore, non dispero, la scelta è sempre una. Mi butto sul meglio, ascolto il più bravo, ascolto chi ha già detto tutto quello che c’era da dire. Ascolto Bruce Springsteen. 
Non è stato facile scegliere il suo miglior album, il mio preferito. Dico solo che ha diviso la finale con The River e Nebraska, ma il vincitore è The Darkness on the edge of town. Non so perché, o forse si. Credo perché è stato il disco che da almeno cinque anni a questa parte mi ha accompagnato, in gioie e dolori, nei momenti belli e in quelli brutti, come un amico fedele. E’ il disco che metto quando non so dove sbattere la testa e allo stesso modo quando niente potrebbe andare meglio. Questo perché al suo interno, convivono tutte le sensazioni e i sentimenti che provo. Dentro ci trovo di tutto.

C’è lo sconforto di quando le cose vanno male, di quando sei esausto e hai bisogno di un momento per staccare, e l’unica cosa che ti senti di fare è scappare lontano, cercando qualcosa nella notte, sperando che nessuno ti segua, soprattutto le sfortune, o che si perdano via e ti lascino stare. Turn the radio up loud / so I don’t have to think / I take her to the floor / looking for a moment when the world / seems right / And I tear into the guts / of something in the night. (Something in the night)

C’è l’eterna lotta fra generazioni, fra genitori e figli, che ti assale durante l’adolescenza e porta i suoi strascichi per un po’ anche dopo. La voglia di cambiare una condizione sociale ereditata e la speranza di riuscire a diventare chi si vuole, anche se poi, alla fine, Caino quanto vuoi, ma alla fine non puoi non amarli.
All of the old faces / ask you why you’re back/ They fit you with position / and the keys to your daddy’s Cadillac / In the darkness of your room / your mother calls you by your true name / You remember the faces, the places, the names / You know it’s never over it’s relentless as the rain / Adam raised a Cain (Adam raised a Cain).

C’è la consapevolezza di quando ti svegli e capisci che sono tutte stronzate, che ti hanno preso in giro, che tu non te lo meriti, che decidi di andare avanti e di smetterla di soffrire, anche se la notte è buia, per fortuna che le strade, sono di fuoco.
I’m wandering, a loser down these tracks / I’m dying, but girl I can’t go back / ‘Cause in the darkness I hear somebody call my name / And when you realize how they tricked you this time / And it’s all lies but I’m strung out on the wire / In these streets of fire 
(Streets of fire)

C’è il bisogno di saltare e scatenarsi, quando ti travolge l’euforia e la speranza. Quando decidi che devi buttarti, rischiare, pur sapendo di fallire, perché chi viaggia nella notte non ha tempo per aspettare. Quella forza che arriva, e quella voglia di prendere la tristezze a calci nel culo.
You wake up in the night / with a fear so real / spend your life waiting /for a moment that just don’t come / well, don’t waste your time waiting (Badlands)

C’è il passato che bussa, ad ognuno, nell’oscurità ai margini della città. Ma alla fine, c’è sempre tempo per salire in cima alla collina dove i sogni vengono trovati e si perdono, a pagare il prezzo.
Tonight I’ll be on that hill `cause I can’t stop/ I’ll be on that hill with everything I got/ Lives on the line where/ dreams are found and lost/ I’ll be there on time and I’ll pay the cost/ For wanting things that can only be found/ In the darkness on the edge of town. (darkness on the edge of town)

C’è l’amore malinconico, conquistato andando veloce, che forse non era quella giusto, che forse andando così forte, come su una camaro, si è consumato troppo in fretta ed è svanito.
I met her on the strip three years ago / in a Camaro with this dude from L.A. / I blew that Camaro off my back/ and drove that little girl away /  but now there’s wrinkles around my baby’s eyes. (Racing in the street)
 E poi invece, c’è quello passionale e folle. Quello per cui staresti tutta la sera a vederla con un vestito blu, a provarlo tutta la notte, perché è adesso il tempo per essere felici. E i tuoi sogni, diventano realtà, per un volta, per davvero. 
Everybody’s got a hunger, a hunger they can’t resist / There’s so much that you want, you deserve much more than this / But if dreams came true, oh, wouldn’t that be nice / But this ain’t no dream we’re living through tonight. (prove it all night)

C’è la voglia, eterna ed intramontabile, di sognare, dell’uomo che non ha nulla, che lavora in fabbrica da mattina a sera e l’unico suo svago è dato da una macchina che corre veloce, non abbastanza però da portarlo via, lontano, in quella terra promessa che ho imparato non essere sempre un luogo, ma forse a volte, una condizione mentale. Quella voglia di non fermarsi, mai e poi mai, di continuare ad inseguire qualcosa che arriverà solo con fatica, chilometro dopo chilometro, centimetro dopo centimetro. Una terra promessa, che, non puoi davvero non sognare quando hai vent’anni. Non si può dire di essere giovani se non la si è sognata con tutte le forze, almeno per una volta.
Driving all night chasing some mirage / Pretty soon little girl I’m gonna take charge (...)
Mister I ain’t a boy, no I’m a man/ And I believe in a promised land. (promised land)

In definitiva, vi ho raccontato tutto questo, perché oggi è un giorno speciale. Oggi manca un mese al mio secondo concerto del boss, tappa divenuta fondamentale per me, per tirare le somme, per ricordarmi di tutto quello che ho scritto sopra. Lo vedrò con uno spirito diverso dall’anno scorso, già lo so, la vita passa e le cose cambiano., soprattutto per chi corre in strada nella notte. Manca un mese, ma io sono già lì fuori dai cancelli.
E' iniziato il countdown. Meno trenta.

http://www.youtube.com/watch?v=JSplw1_ujwA

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