mercoledì 29 maggio 2013

La Casa Tutta Bianca

Sentendo questa canzone http://www.youtube.com/watch?v=AGD8B7vRbyMho visto questo:

Il sole filtra a fatica tra i rami dei platani che incorniciano una strada, lunga, circondata da grandi case, tutte uguali, e tutte diverse.
In fondo alla strada c’è una casa bianca. Più diversa delle altre. Più bianca delle altre.
Lungo la strada, dei bambini in bicicletta fanno a gara a chi arriva primo all’albero grande, a forma di fionda, chi vince, si becca la gloria. Un grande cane peloso abbaia, facendo sbandare uno di loro. Un uomo sta tagliando il prato e urla ai bambini di rallentare, di fare più piano. Intanto, la donna dall’altra parte della strada, in ginocchio a potare le rose, sorride. Passa una macchina rossa che suona il clacson e spaventa così le due gazze sul ramo dell’albero grande, a forma di fionda, e scappano, verso le biciclette che sfrecciano, a sollevare le foglie secche ai margini della strada, le biciclette. Uno scuolabus giallo, si ferma, apre e riparte.
Scorre, la vita, come ogni giorno.
Corre.
Passa.
La casa bianca è di due piani, con un porticato in legno, bianco anch’esso, ha delle finestre con gli infissi a quadri, bianchi. Ha un prato con davanti un gazebo, bianco, decorato, ornato, abbracciato dall’edera, appiccicata alle stecche di legno. Sul lato destro, a rompere la simmetria perfetta della casa, c’è una veranda, nascosta, nemmeno troppo bene, da un cespuglio verde scuro.
Nella veranda della casa bianca, a guardare con cura, si vedono due sagome, di un uomo e di una donna, sembrerebbero abbracciati, in quello che dovrebbe essere il soggiorno, in quello che dovrebbe essere un loro momento d’intimità, pare, a lungo desiderato, a lungo sognato, a lungo immaginato. E la luce del tramonto li illumina un poco, in quella penombra di desiderio, gesti pacati, leggeri ma decisi, conditi di sincera passione, tagliano i raggi di sole, che filtrano dalla veranda, ultimi guizzi di un giorno che fugge.
L’uomo sta lentamente spostando una frangia sbarazzina dagli occhi della donna, lucidi, imbarazzati, mentre lei lo guarda, incantata dall’esattezza di quell’istante, e intanto, un timido sorriso, si palesa sulle sue labbra in attesa, pochi secondi, lunghi come una strada, circondata da platani, con in fondo una casa bianca.
l’uomo e la donna stanno lentamente salendo le scale, cercandosi l’un l’altro, negandosi a tratti, per poi ricercarsi. Piccoli gesti fugaci, di chi ha paura di osare, eterni bambini, sommersi di timidezza, a creare complicità dal niente mentre i vestiti scivolano a terra, lentamente, sui gradini, ogni gradino un capo, illuminati, alcuni, dal sole che entra, spettatore casuale di un attimo di perfezione.
E in quel corridoio, a pochi metri alla camera, la timidezza evapora, sotto il calore di quella passione che arriva da lontano, al prezzo di anni e chilometri. 
In un turbinio di gesti ad occhi chiusi, si mescolano insieme, l’uomo e la donna, intrecciati in quella stanza, e il sole, si è ormai nascosto a lasciar spazio ad una luna priva di vergogna.
Non si negano più, ora, i due corpi, le due anime, fino a quando, appagati l’uno dell’altro, si lasciano andare, folli, ad un attimo di felicità, tenendola stretta, prima che fugga in un lampo, così com’è arrivata.
Rimangono così, e pare, potrebbero rimanere lì per sempre.
In strada, non ci sono più biciclette, bambini, forbici, sorrisi, rose, prati, cani, macchine rosse, clacson, gazze, autobus gialli. Tutto dorme, sereno, attorno alla strada, circondata dai platani, e nella casa bianca in fondo ad essa, dove finalmente, il sole, l’indomani, sarà contento di tornare.


Cose come queste succedono, ogni giorno, in qualche casa tutta bianca in giro per il mondo.