giovedì 4 aprile 2013

La Buena Vida


Fidatevi, non leggete senza sotto questa.

Ieri, dopo tanto tempo, ho sentito finalmente puzza di primavera.
L’ho sentita ad un tratto e senza che ci stessi pensando, è arrivata repentina come un fulmine. E’ entrata nel naso, l’ho respirata a pieni polmoni, per qualche secondo. Improvvisamente, è stato lampante come stia tornando la stagione della buena vida.

Per chi non avesse inteso, La Buena Vida è una barca, mia e di un mio amico, è la barca della “compagnia” a dirla tutta. Si chiama così in onore di un libro che lessi al primo anno di architettura: “la buena vida” appunto, di Inàki Abalos. Un testo che racconta i diversi modi di abitare alcune tipologie di “case” che hanno segnato la storia del secolo scorso, tra cui anche la Factory di Andy Wharol ad esempio, e di come questi modi di abitare, in relazione alle correnti del pensiero contemporaneo, abbiano influenzato il modo di progettarle. Il nome però, non gli è stato dato perché venisse tradotto con “la bella vita”.
Assolutamente no, la buena vida non è niente di tutto ciò. Non c’entra nulla con la vita da milanesi al mare o da costa smeralda.
Come insegna il buon Inàki, La buena vida si traduce con: il buon abitare, il vivere bene, di qualità e con qualità. Questo perché, non me ne voglia Augè e le sue teorie sui non-luoghi,  ogni posto è un luogo e ogni luogo va abitato con qualità. Anche una barca, anche il lago secondo me. Abitare non è facile e abitare correttamente non è affatto scontato. Anzi, credo anche che chi non sappia abitare bene non possa nemmeno progettare bene (ma queste sono robe mie, lasciamo perdere che sto divagando).
Ad ogni modo, non so se avete presente come sia questo odore che dicevo. Cerco di farvi capire cosa intendo. E’ lo stesso odore che si sente, certe sere d’estate, in barca sul lago.
Non è sempre facile sentirlo. Capita a volte, circa un’ora dopo che l’ultimo raggio di sole sia sparito dietro alla collina, che arrivi una brezza, nè leggera, nè decisa, nè calda nè fredda. Spira come se non avesse mai fatto altro nella sua vita. Accarezza la gambe e le braccia senza far venire la pelle d’oca e scivola sull’acqua, priva di onde. Ti guarda come una ragazza vergognosa e in quei momenti, tutto è come pensi che debba essere. E’ giusta la temperatura, è giusta la luce, è giusto il luogo. Stai bevendo una birra, che ha il sapore che deve avere, sei con le persone con cui dovresti essere, e l’idea che hai in quel momento, è sicuramente la cosa giusta da fare.
Capita che una di queste idee sia spingersi più avanti con la barca, e la cosa bella di quando ti muovi sull’acqua, è che non capisci mai dove realmente tu sia arrivato. Non c’è traffico che ti rallenta, né rotonde o semafori a scandire il tuo viaggiare, non ci sono strade o cartelli e, cosa strana, non hai confini da oltrepassare. Non si capisce mai a che livello di costa sei e quindi prosegui tranquillo, senza capire quanto realmente ti stia allontanando da casa. Acceleri e alzi la musica, perché non puoi davvero tenerla bassa, e magari vai incontro al temporale che sta arrivando. Lo vedi da lontano l’orizzonte, misterioso e terribilmente affascinante, proprio come gli occhi di quella ragazza. Immagini che entrambi hanno una storia che vorresti conoscere e che forse, potresti anche farne parte. E non sarebbe poi così male…
Ecco perché la buena vida, per me, per noi, per chi l’ha provata, non è solo una barca, ma è uno stile di vita. È un’amica dalla quale vai quando hai bisogno di sentire su di te l’effetto che fa il vento che ti arriva addosso, che sia irruento come uno schiaffo o leggero come una brezza indefinita. E’ un’amica che non mente mai. E’ un’amica che sa come coccolarti e cullarti tra le sue curve, o le sue onde, come preferite…

Le prossime settimane causa fuorisalone e trasferta a Monaco (ospitato nella dimora dello Ziopera) non scriverò altri post miei affezionatissimi dolcissimi fedelissimi amatissimi amicissimi. Arrivato al quattordicesimo intervento, una pausa me la posso prendere, considerato poi che non avrei scommesso un bottone che ne avrei scritti così tanti. O forse me la voglio prendere per segnare uno stacco, perché la primavera che forse sta arrivando chissà che davvero non si stia portando via questo inverno terribile e sicuramente troppo lungo.
Spero così di poter chiudere una prima stagione del lago, e con questa, allo stesso modo, una piccola stagione della mia vita, che poi si è capito dai, sono un po’ la stessa cosa… In attesa di tornare, con storie magari più belle…con stagioni più soleggiate, forse più ventilate. Più calde e più appassionate, lontane ed erranti, malinconiche e nostalgiche. Sapendo che il lago, di stagioni, ne avrà sempre di nuove… da vivere sulla prua di una buena vida, da innamorarsene, da inebriarsene, da ricordare o solo da lasciar passare e forse, qualcuna, anche da raccontare.
A presto miei cari…


Vi lascio con questa, mi piace ascoltarla quando sento che qualcosa stia cambiando in meglio

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