giovedì 31 ottobre 2013

La Paura Secondo Sam (e gli altri nove)



Sam Raingivitz nasce il 23 ottobre 1959 a Franklin, Michigan, il quarto di cinque figli di una famiglia di antenati ebrei, alcuni dicono provenienti dall’Ungheria, altri dalla Polonia. Fin da ragazzino si appassiona al cinema, complice il padre, tanto che, già all’età di undici anni gira il suo primo cortometraggio. A tredici anni ricevette il regalo che più desiderava al mondo: una cinepresa, con la quale, nel corso della sua adolescenza girò diversi cortometraggi. Arrivata l’età del collage si iscrisse alla Michigan State University, dove conobbe nuovi amici, tra cui, un ragazzo di nome Bruce Campbell che, come lui, aveva una passione folle, travolgente, primordiale: il cinema. Iniziarono a scrivere e girare cortometraggi in super 8, fino a quando, finalmente, riuscirono a trovare i soldi per produrre il loro primo lungometraggio, un film dell’orrore intitolato: La Casa.
Sam e Bruce girarono il film con un budget di 375 mila dollari. Quando Sam Raimi, venticinque anni dopo girò Spider-man 3, il budget a disposizione era di 350 milioni di dollari, mille volte tanto.
La casa fu il film che lanciò Sam Raimi, e uno dei pmigliori film horror di tutti i tempi. Il film venne presentato al festival di Cannes dove ricevette diversi apprezzamenti, un po’ per la novità introdotta da raimi di coniugare paura e sangue a dei toni più farseschi, un po’ per l’uso sconsiderato e angosciante della macchina da presa, il tutto condito da effetti speciali fatti praticamente tutti artigianalmente: il sangue era composto da uno sciroppo americano di nome Karo, un latticino e un colorante alimentare, si dice che la camicia di Bruce Campbell in una scena era talmente piena di sangue che si solidificò e si ruppe.
Sul set, Sam Raimi, come assistente alla regia ingaggiò un giovane ragazzo di nome Joel, meglio noto come Joel Cohen dei fratelli Cohen, alla sua prima esperienza sul set, ma questa, è un’altra storia.
Il film fu censurato in Germania e in Gran Bretagna venne etichettato come “video Nasty”, letteralmente “video osceno”. Io lo vidi a quattordici anni per la prima volta, uno dei primi film horror che abbia mai visto e probabilmente, il film che mi fece appassionare al genere.
Da quel giorno iniziai a vedere horror in continuaizione, la mia passione per il cinema nacque così. Dopo anni finalmente, sono pronto a stilare la mia personale classifica partendo proprio da:

#10:_La Casa, Sam Raimi, 1981

#9_Saw, James Wan, 2004
Diciamo la verità: non so se si merita davvero di essere tra i primi dieci, molto probabilmente ci sono film che lo meriterebbero decisamente di più.
Tuttavia, il film è probabilmente il miglior film horror degli ultimi dieci anni, e per questo, merita di essere menzionato. Ha il pregio di avere una storia per nulla banale e di rendere partecipe lo spettatore della disperazione e del senso si impotenza dei protagonisti. Tensione alta, paura, angoscia, trama intricata e un finale a sorpresa sono gli ingredienti che tengono incollati allo schermo senza noia. Seguiranno altri 4 film, dal secondo niente male verso la bassa qualità, forse comunque la saga horror migliore degli ultimi anni.

#8_Scream, Wes Craven, 1996
Film di metà anni '90 firmato Wes Craven, mostro sacro nonché maestro di genere. È una sorta di parodia di tutti gli horror girati fino ad allora, gioca sui cliché che compongono i film horror.
Mostra a tutti come comporre la paura, come generare la tensione, dimostrando al pubblico quanto li risulti facile. Smaschera meccanismi scenici giocando con l’audio e le inuqadrature per generare il terrore. Di fatto tira le fila degli horror degli ultimi trent'anni e per fare ciò usa lo stratagemma di inserire all'interno della storia dialoghi con lunghe discussioni e dibattiti su film storici come halloween o Nightmare (girato dallo stesso Craven.)
Citazioni, allusioni e omaggi ad ogni scena.
La maschera dell'assassino è ripresa dall’urlo di Munc,  infesterà le feste di halloween dei successivi quindici anni.

#7_Shining, Stanley Kubrick, 1980
Horror del regista probabilmente più famoso di tutti i tempi: Stanley Kubrick.
La paura qui si manifesta sotto forma di claustrofobia e di follia che scaturisce da essa. Jack Nicholson sfodera una delle interpretazioni migliori della sua carriere incarnando la follia omicida, e prima ancora la metamorfosi di un padre premuroso in carnefice impazzito.
Nasce l'inquadratura che si muove a terra, dal punto di vista del triciclo del bambino che si muove nei labirintici corridoi dell'albergo, metafora, dico io, del labirinto della mente, di come ci si possa perdere dentro e di cosa essa riesca a celare.
I silenzi contano più dei dialoghi, e le facce di Nicholson ricreano il terrore puro.

#6_Il Silenzio degli Innocenti, Jonathan Demme, 1991
Poche interpretazioni nella storia del cinema (non solo horror) sono risultate essere tanto perfette ed immedesimate come quella di Antony Hopkins nei panni del cannibale dottor Hannibal Lecter.
La sua interpretazione basterebbe a giustificare l'apprezzamento del film anche se, tuttavia, non si basa solo su quello.
Fin dalle prime scene si delinea come il mondo sia cattivo e quanto male ci sia al suo interno, tanto che contagia tutti, anche chi dovrebbe rappresentare il bene, al punto che a tratti Lecter sembra quasi il buono, in una assurda lettura ribaltata della realtà che si insinua in chi guarda scena dopo scena.
Starling sembra che lo voglia combattere da solo quel male, lei donna sola in un ambiente altamente maschile. Sembra che voglia riuscire a combattere il mondo per sconfiggere alcuni fantasmi del suo passato che ancora si agitano.
È la follia il motivo scatenante della paura, non si sa bene da dove arrivi la tensione, ma c'è. La violenza é poca ma per tutto il film rimane un senso di paura dovuto alla canalizzazione del male del mondo impresso nei personaggi. È la frustrazione la miccia, accesa dalla follia che, Lecter, suggerisce all’agente Starling essere la chiave per risolvere il caso e riuscire finalmente così, a non sentire più urlare gli agnelli che tormentano le sue notti.
Scena finale nel marciume nascosto, nel sotterraneo, quasi fosse il covo del male del mondo, buio, sporco. La camera infrarossi e il braccio di Starling che trema mentre si sente il respiro. Angosciante.
Cinque premi Oscar, tra cui miglior film 1991

#5_It, Tommy Lee Wallace, 1990
L'immaginario della paura si viene a costituire fin da quando siamo bambini, fin dai primi istanti di vita. É una cosa che accomuna tutti, soprattutto da bambini. La paura del buio, la paura di rimanere soli, la paura del male. E quando questo terrore si manifesta sotto le sembianze di ciò che normalmente è invece una figura rassicurante e divertente, come un clown, la paura raddoppia.
Io che amo vedere duplici significati ovunque non posso non vedere l'allusione al fatto che molte volte ciò che noi riteniamo rassicurante è in realtà quello che dovremmo temere, come la periferia americana noiosa e tranquilla nella quale è ambientato il film, superficialmente corretta in tutto e per tutto ma con un lato oscuro nascosto terrificante. E quando ci si scontra con una paura del genere l'unica soluzione é affrontarla e distruggerla o andrà avanti a perseguitare per tutta la vita, come i bambini inseguiti da Pennywise, costretti a ritornare per combattere il mostro che non avevano vinto durante la loro infanzia condannandoli di fatto ad un'esistenza mai realmente tranquilla.
Tratto da un romanzo di Stephen King.

#4_Halloween, John Carpenter, 1978
Discorso simile per Halloween, altro film a budget irrisorio che ha avuto un successo enorme.
Mike Myers è un assassino che uccide senza un benché minimo motivo apparente in una tranquilla cittadina della periferia americana dove vale tutti quello appena detto per It.
È rappresentato vestito completamente di nero e la faccia bianca, asettica, dove non esistono espressioni, si dirà di Myers che sia un uomo incapace di provare emozioni di qualsiasi genere.
Perché non é la rabbia che spinge Myers ad uccidere, ma è semmai la frustrazione, la sua incapacità di incanalare le sue pulsioni, da quelle sessuali a tutte le altre, in un qualcosa che diventi emozione.
È il male assoluto, quello che esiste, appunto, senza un motivo logico e di conseguenza, più difficile da fermare.
Le inquadrature da fuori le finestre di Myers sono da pelle d'oca.


#3_Nightmare, Wes Craven, 1984
Anche qui vale il discorso fatto per It e Halloween, con però un'ulteriore componente. Qui l'uomo nero non è reale, o meglio: esiste nel momento in cui ci si creda, si nutre della paura stessa. È la paura per Freddy a dargli vita, una concezione quasi parente della fisica quantistica per cui una cosa é reale nel momento in cui la si osserva o, in questo caso, quando ci si crede e quindi la si vede là dove si crea l’immaginario di ciò che si crede, ovvero, nei sogni.
Freddy é il male e attacca vigliaccamente , nel momento in cui si è più vulnerabili, nella notte, nella mente di chi si addormenta, trasformando i sogni in incubi nei quali si può venire uccisi.
Fa paura anche perché è orribile ma, diversamente dagli altri mostri, ha una componente ironica, cosa che rende il male anche seducente.
Incipit di una delle saghe horror migliori di sempre nonché film cult per un’intera generazione.

#2_Profondo Rosso, Dario Argento, 1975
In una classifica di film horror fatta da un italiano, non nominare Dario argento è, per rimanere in tema, un crimine mortale. Ma la componente patriottica, in questo caso, non è quella che determina la sua posiziona sul podio. Si perché il film é di una qualità assoluta per diverse ragioni:
Sicuramente la trama, intricata, ricca di colpi di scena, circolare. Si sospetta di tutti e si sospetta di nessuno.
È un horror, più thriller, più giallo, con alcuni attimi anche decisamente crudi dei quali però il regista non abusa.
Ma i punti forti del film sono fondamentalmente due: il famosissimo gioco di specchi, cioè una scena del film in cui si vede specchiato il volto dell'assassino, un frammento di tempo in cui è racchiusa tutta la soluzione del film; e la colonna sonora assolutamente angosciante sufficiente ad alzare a livelli esorbitante la tensione in alcune scene, una fra tutte quella in cui il protagonista scopre il disegno sul muro della vecchia casa. Colpo di scena finale.
Caposaldo dell'horror italiano, anche se non tutti concordano che sia il migliore si Dario Argento. Io invece si.

#1_L’esorcista, William Friedkin, 1973
Se dovessi trovare un motivo per cui mettere L'esorcista al primo posto basterebbe raccontarvi degli innumerevoli fatti inspiegabili accaduti sul set durante le riprese e il montaggio, come per esempio la frattura del bacino capitata alla madre di Regan quando la bambina, posseduta, la spinge a terra: l'attrice urla davvero per il dolore.
Se lo uniamo al fatto che il film presenta una regia e una sceneggiatura di estrema qualità ecco che, obiettivamente non può non vincere.
Presenta caratteristiche differenti da molti horror qui elencati. Dialoghi distesi, silenzi, che si accostano alle scene incalzanti che si presentano ad intervalli regolari.
Si ha tempo di affezionarsi alla protagonista e di partecipare al dolore e allo sbigottimento della madre, alla sua inconsapevolezza, allo sconforto nella quale entra di fronte al progressivo peggioramento della figlia posseduta. E nel momento in cui ci si affeziona arriva la paura, lo schifo, l’angoscia prodotta dall’impotenza di fronte a fatti che per natura, noi terreni, non possiamo controllare.
Musica angosciante a condire attimi di ansia.
Scena finale da manuale in cui non si ha tanto paura per quello che succede, ma per quello che a cui rimanda quella paura. La paura del demonio, della morte, della perdizione dell'anima, forse in ultima analisi, la paura più grande che ci sia semplicemente per il fatto che nessuno può dimostrare empiricamente che non sia fondata.

Felice Halloween, e buona visione.



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