giovedì 21 febbraio 2013

Perchè Vita di Pi....

Come ogni anno in questo periodo, sono molto lieto di far sapere al resto del mondo la mia personalissima  opinione non richiesta su chi dovrebbe vincere l’oscar come miglior film. E sempre, come ogni anno appunto, mi ritrovo a dare questo giudizio avendo visto soltanto quattro dei nove film candidati. Quindi, non potendo motivare la mia candidatura spiegandovi perché ritengo il tal film migliore degli altri, cercherò di spingervi a crederlo solo perché piace a me. Capirete da soli che quelle seguiranno sono ben lontane da essere opinioni autorevoli.  Non è una recensione precisa che analizzi i migliaia di temi e sottotemi di cui è impregnato il film, è solo un’opinione, lanciata di getto, sul perché mi abbia così tanto colpito.

Prima questa:
e poi questa:

Voto Vita di pi. 
Perché è semplicemente il film più bello che abbia visto nell’ultimo anno. E perché credo che incarni il motivo per cui, è bello fare cinema, ed è bello seguire il cinema. 
Non voglio che vi concentriate sulla bellezza in sé della storia, o della fotografia, degli effetti, della sceneggiatura. Diciamolo il film è un piccolo capolavoro, e ci si può innamorare per diverse sfumature di esso, e avreste ragione tutti. 
Ci si potrebbe innamorare della tenerezza sconfinata del protagonista, mantiene in vita la tigre che cerca di sbranarlo per avere un motivo per resistere. Ci si può innamorare dei luoghi, delle luci e degli orizzonti, o ancora delle incredibili avventure che uomo e animali sono destinati ad affrontare . Meraviglioso tutto, ma  c’è qualcosa in più. 
Quello per cui è davvero speciale questo film, sta tutto in quell’alone che permea ogni battuta, in quel sottinteso che il film continua a sussurrarci all’orecchio ad ogni scena. 
E cioè che, la vita, è molto più bella se viene raccontata e ricordata come se fosse una fiaba. E’ bella se la realtà viene un pochino gonfiata per renderla migliore. 
“Poiché la realtà si era rivelata una tiranna sanguinaria, chiesi aiuto alla fantasia” scriveva Gramellini. 
Per tutto il film ci si continua a domandare se quello che il protagonista ci stia narrando sia reale oppure frutto della sua immaginazione, e smetti di chiedertelo proprio nel momento in cui, lui stesso, rivela una versione totalmente reale e logica di quello che è successo. E si rimane lì, perplessi,  pensierosi, indecisi. Ma la seconda versione disgusta talmente tanto, che sembra incredibile che entrambe possano essere solo due modi diversi di raccontare gli stessi fatti, e quindi ci si aggrappa alla versione che si è visto durante tutto il film. Speri sia vera. Vuoi che sia vera. Vuoi crederci a tutti i costi anche se fino a cinque minuti prima eri sicuro che non avresti mai potuto credere ad una storia così strana e incredibile. Questo almeno è quello che è successo a me.  

Il film ti lascia libero di credere quello che vuoi sia chiaro. Ma nello stesso tempo, crea una divisione molto netta e definita tra due categorie di persone che abitano il mondo. C’è chi crede nelle fiabe e chi solo nella realtà. Chi è disposto a dire una piccola bugia per rendere tutto più affascinante, e chi invece ha troppa paura per distaccarsi anche poco dalla logica degli eventi.
E’ lo stesso principio che sta alla base di un altro vecchio film a cui sono molto legato, Big Fish di T. Burton.
“A furia di raccontare le sue storie, un uomo diventa quelle storie. Esse continuano a vivere dopo di lui, e così egli diventa immortale.”

La vita reale la viviamo già tutti i giorni, e diciamolo, non sempre è così bella, non sempre è gentile e nemmeno così interessante, quasi mai è una storia da film. E allora perché non la possiamo far diventare tale? Chi non vorrebbe che lo fosse?
Il racconto della nostra vita è fatto dai ricordi che ci sono rimasti. Ed essi non sono altro che una ricostruzione della nostra mente, e la nostra mente, se ci pensate, compie già una sintesi. Non ci possiamo ricordare tutto per filo e per segno del nostro passato. Ci ricordiamo le scene principali, quelle  necessarie per tenere il filo del discorso, quelle dove ci sono i personaggi migliori, quelle che vorremmo tanto ci facessero vincere l’oscar.  In un certo senso, ricordarsi la vita, equivale a vedersi un film. Ma è la nostra capacità di ricordare bene, di ricordare con fantasia e un po’ di magia, che distingue un film di qualità da uno che rimarrà nella nostra videoteca a prendere polvere, abbandonato senza rispetto.
Guardateli entrambi, e scegliete come vorreste che fosse raccontata la vostra vita, e forse capirete che tipo di persone siete.. E’ solo questione di scegliere con che occhi guardarsi indietro. Non esiste giusto o sbagliato in questo.
Non credo serva dirvi a quale conclusione sia arrivato io… e mi è piaciuto talmente tanto che i film in testa ho iniziato a farmeli anche sul futuro e non solo per il passato. Non so appunto, se sia giusto o sbagliato.
So solo che un giorno, se dovessi avere un gatto lo chiamerei Richard Parker, se dovessi (ri)trovare l’amore vero riempirei di fiori tutta la sua città per riuscire a farla mia, e se dovessi scrivere la mia storia, sulla prima pagina, dopo la dedica e una citazione scriverei….”Tratto da una storia vera.”

con affetto, Jack

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