Aprile sta finendo e la primavera rischia di entrare nel
pieno, risvegliando vecchie nostalgie e sommerse aspirazioni. Che ci crediate o
no questo blog ha dei fan, pochi, ma ci sono, che delle volte arrivano a
chiedermi cosa penso di un determinato argomento, incitandomi a scrivere un post
a riguardo, nemmeno fossi il Dalai Lama o Fabio Volo. Di recente mi è stato
chiesto più volte di fare un post sull’amore, cosa che ho cercato con tutte le
forze di evitare più o meno da sempre, destreggiandomi come Tomba tra le porte
di uno slaloom fra un’occasione che capitava e l’altra, scrivendone al massimo
sempre senza nominarlo direttamente, ma cercando di dipingerlo sullo sfondo di
alcune storie o suggestioni di questo blog.
Anche perché parlare d’amore vuol dire tutto e niente, c’è
troppo da dire, mille sfaccettature e in fin dei conti non so cosa potrei aggiungere
io a ciò che è stato già scritto, cantato e recitato. Cercherò almeno di non
sprofondare nella banalità, anche se non cadere è impossibile.
Leggevo, poco tempo fa, di una coppia sposata da una
settantina d’anni morire lo stesso identico giorno. Avevano girato tutti gli Stati Uniti insieme, nella loro vita, tra le tante cose fatte, come crescere sei
figli e sposarsi in gran segreto non ancora maggiorenni. Una vita intera condivisa,
e giuro che darei un rene per sapere quanto gli sia stato difficile o quanto
invece un semplice assecondamento di una
pulsione e di una passione travolgente. La leggenda, e il racconto,
patteggerebbe per la seconda ipotesi. Solo che la vita in generale è difficile
che vada proprio così.
Si passa un tempo incalcolabile a cercare di costruirsi una
propria identità e un futuro nel quale vivere sereni, il più delle volte da
soli, o meglio, esclusivamente per se stessi. Si cerca la propria strada,
sperando poi di attaccarci un pezzo alla fine, un/a partner ricercandolo
nell’universo mondo con tutte le caratteristiche che cerchiamo. Bionde, more
rosse, alte, basse, con occhi blu verdi o marroni. Mi verrebbe da dire cerchi
in lega e sedili in pelle. Delle volte l’impressione che si stia scegliendo una
macchina e non una compagna un po’ mi viene.
Perché forse il problema sta proprio nello scegliere, perché
non si deve proprio scegliere niente. Credo che in amore si scelga molto meno
di quello che uno si immagini. Perché le cose, quando vanno bene ed hanno un
futuro vanno da sole e quello che possiamo fare noi non è scegliere, è fare in
modo di non mettere troppo i bastoni tra le ruote.
Nasce tutto quando da solo.
Succede tra due persone, scelte a caso nel mondo, che nasca
una strana alchimia, una strana attrazione, inizialmente forse solo da una
parte. Una curiosità nascosta, un fascino celato e sussurrato nelle orecchie.
Un profumo particolare. Quando si vedono hanno troppe cose da dirsi, si
accavallano le une sulle altre, mille interessi in comune, la voglia di
scoprire insieme un pezzo di mondo. Nasce da un sorriso scambiato per sbaglio,
uno sguardo incrociato, lasciato solo, senza bisogno di altre parole. Uno sguardo
fine a sè stesso, come un carezza invisibile. L’imbarazzo che nasce da quei due
secondi di complicità, ad aspettare un soffio di vento per trasformarsi in
magia, due mani che si sfiorano, e quel tempo infinito di due labbra che si
stanno per sfiorare, mille dubbi che passano, si annullano, ritornano. Gli
occhi che si chiudono, tutto il mondo in un secondo. La foga che non si
arresta, le promesse i dubbi, la paura. La pancia che si scalda e quella
sensazione straordinaria di non voler essere da nessun’altra parte nel mondo,
almeno per quei pochi secondi.
Quando si pensa ad una ragazza e non si immagina di andare a
letto con lei, ma che vorresti più di
ogni altra cosa prepararle da mangiare e vedere la sua faccia dopo che assaggia
quello che hai cucinato capisci di essere spacciato. Quando succede quello sono
cazzi amari. L’attrazione fisica è passata in secondo piano, e si è trasformato
tutto in qualcosa di un pochino più grande, e di quella roba lì non ci si
libera così facilmente. Sarà anche perché ne capita si e no una all’anno di
quelle che davvero ti lacerano qualcosa nel petto. Cucinare per una ragazza è
una delle cose più sensuali che ci sia.
Non c’è bisogno di andare a cercarlo l’amore, si presenta
alla porta senza telefonare, e quando è davvero bello non aspetta nemmeno
che si vada ad aprire, bussa insistentemente gridando e svegliando i vicini.
Entra senza chiedere permesso e non sempre è educato, quasi
mai si accomoda sulla poltrona. Mette i piedi sul tavolino, sporca tutto
quanto, disfa il letto e lo lascia sfatto per giorni e giorni. Lascia i piatti
nel lavandino, che tanto si lavano sempre il giorno dopo.
Certo si può decidere di non aprire la porta e tenerla lo
stesso chiusa, la casa ordinata, il letto a posto, senza correre il rischio che
arrivi il caos nella propria vita, continuando nei precisi binari che portano
al successo, anche se, il rischio, purtroppo c’è anche lì, che quei binari non
finiscano mai e si passi la vita a percorrerli guardano il mondo solo dal
finestrino.
Senza magari accorgersi che amore
è stata proprio quella complicità vissuta per caso con qualcuno, amandosi segretamente ed inconsapevolmente un sacco di
volte e con molta più intensità di altre coppie ufficiali, senza saperlo e senza
che nessuno mai glielo dirà, continuando a vivere le proprie vite cavandosela
anche piuttosto bene, incrociandosi per caso delle rare volte per la strada lamentandosi
di non aver ancora trovato il vero amore. Pensando ancora: prendo una nave e
parto, e prima o poi sceglierò la persona giusta.
Perché infine, dopotutto, valutate tutte le ipotesi, vissute
tutte le vite che si vuole e trovate tutte le carriere che si cercano, addormentati
soli per un numero incalcolabile di notti, anche se non tutte, viaggiato
ovunque si voglia a cercare qualcosa che non si cerca, si capisce che
nonostante tutto, l’amore, è semplicemente la cosa più bella che possa
capitare.
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