C'è gente che fa del male ad altra gente senza motivo e io vorrei
massacrarla.
Ma l'unica cosa che riesco a fare è urlare in un microfono.
La cosa migliore che mi sia successa nell’ultima settimana è stata
indubbiamente la morte della batteria del mio iphone con conseguente inaccensione
(non so se esiste la parola) di esso negli ultimi tre giorni. Sono tornato al
mio vecchio nokia versione preistoria e devo dire che la cosa mi ha fatto
riscoprire sensazioni meravigliose che avevo dimenticato: parlare con la gente
senza sentire che arriva una notifica di whatsapp o facebook, leggere l’ora dal
polso e non sullo schermo, giocare a snake. La sola cosa che veramente mi manca
è l’uso dell’iphone come lettore mp3 dato che avere musica da ascoltare in
treno o per strada per me è più importante che indossare le scarpe sull’asfalto.
Ho iniziato a scoprire la musica e ad ascoltare quella che volevo sentire
al primo anno di liceo. Fino ad allora il mio repertorio verteva
fondamentalmente in un ascolto delle hit che passavano in radio, al
festivalbar, e ad una conoscenza assolutamente invidiabile dell’intera
discografia di Max Pezzali. La cosa ovviamente non mi rendeva fiero allora, figuratevi
adesso.
Minute erano le sollecitazioni che arrivavano da mia madre che metteva a
palla Phil Collins e Springsteen, ma ancora non li apprezzavo a dovere, o dai
fratelli più grandi dei miei amici che magari ascoltavano band come i Blink 182
o i Green Day aprendomi di fatto le porte alla musica che da quel primo anno di
liceo in poi avrei ascoltato per ogni giorno della mia vita.
Con il tempo i miei gusti si sono affinati e sono cambiati e molte band
ormai le ascolto davvero poco, ma non per questo non rimangono bene impresse
nel mio essere.
C’è una musica giusta per ogni età, questo blog direbbe c’è una musica
adeguata ad ogni stagione. A quindici anni se sei un po’ incazzato perché le
contraddizioni del mondo iniziano a diventare stridenti ascolti il punk, i
ramones, i sex pistols, ti riempi la bocca di slogan tratti dai loro testi e
affermi senza indugiare che cambierai il mondo, quel posto così schifoso e
marcio nel quale vivi. Dopo un po’ di tempo la rabbia lascia il posto alla
ribellione pacifica, alla rivoluzione interire, al viaggio nelle profondità
dell’essere, convinti che prima si debba cambiare il proprio io che il mondo: ascolti i doors e i pink floyd, e nel mentre si insinua in testa
il pensiero che il mondo non lo cambierai in quel modo e forse, né lo cambierai
proprio né probabilmente si ricorderà di te.Una fregatura.
Tutti questi gruppi come molti altri, hanno rappresentato non solo una
generazione o i giovani, ma le diverse sfaccettature del loro percorso di
crescita, della personalità di milioni di ragazzi che andava a formarsi sui
loro accordi e sui loro testi, il contesto culturale e sociale nel quali erano
immersi.
Le prime parole di "viva", l'ultimo singolo degli Zen Circus, mi
hanno conquistato dalla prima volta che ho ascoltato la canzone, a dicembre,
singolo estratto in previsione del nuovo album, perché sembrava scritta per
parlare di me. Io, come tanti, ventiquattrenne studente inquieto e smetto di
provare a definirmi perché l’andare oltre potrebbe essere molto pericoloso.
Gli Zen Circus sanno cantare perfettamente la nostra epoca, che è quella
dei miei vent’anni, così come in generale fa la musica indie, quasi che viene
da chiedersi se loro (così come i cani e TARM ecc) abbiano davvero preso il
posto di quelle band del passato che prima elencavo. Ma forse non è una domanda
lecita perché, come dicevo prima, ad ogni stagione e ad ogni contesto sociale c’è
una musica di risposta, ad ogni stagione del mondo e ad ogni stagione della
persona. Motivo per cui si sente il bisogno di metter nelle canzoni espressioni
come “sto twittando” o “intasandomi gmail”. E motivo per cui ho comprato “canzoni
contro la natura” e sono stato a due esibizioni del magico circo Zen uno
spettacolo diviso tra eredità di cantautorato nostrano e ammiccamento verso gli
artisti d'oltreoceano infarciti di influenze inglesi come i clash, percependo in entrambe le occasioni
di essere al fianco di coetanei come me, dividendo gioie, sogni, inquietudine e
paure, anche solo per il tempo di un assolo ma con la violenza di una pogata.
Quello che é certo é che abbiamo un estremo bisogno di qualcuno che canti
la nostra epoca e anche se gli Zen non hanno la maledizione del 27 e non entreranno
nella rock'n'roll hall of fame quando gli ascolterò tra vent'anni mi porteranno
istantaneamente a questi giorni milanesi, la mia prima casa, la mia prima
macchinetta del caffè nespresso, 400 euro al mese e il mio letto a soppalco,
così come i Ramones mi ricordano i primi giri in motorino e Bob Marley mi porta su una opel zafira sporca con 7000 km di strada davanti.
Ogni generazione ha i suoi di miti, diversi, come diverse sono le angosce e
le aspirazioni che le connotano. Siamo ancora inquieti, ma non come negli anni
'90. Siamo inquieti perché vogliamo fare troppo, non perché non sappiamo dove
andare, o almeno questa é la mia esperienza.
L'8 aprile '94 Kurt Cobain, frontman dei Nirvana nonché idolo dei ragazzi
di allora veniva trovato morto nella sua casa sul lago Washington, referto dell’autopsia
“morto a causa di un colpo di fucile atuinflitto alla testa”. In quello stesso
istante una generazione diventava adulta, in maniera repentina e senza nemmeno
il tempo di abituarsi, un po’ come succede nella reltà in effetti. Arriva la
maurità un giorno, un giorno in cui si decide di imboccare una delle mille
porte aperte davanti, chiudere le altre e non voltarsi più indietro, oppure
come in questo caso capita che semplicemente capisci che non è più il tempo di
scherzare e bisogna guardare avanti. Kurt rappresentava quella generazione
spaventata ma dura allo stesso tempo, un po’ come era lui. Quella stessa
generazione che ha sentito il colpo di fucile sul proprio corpo, facendo, per
molti di loro, calare il sipario sulla loro giovinezza.
L'8 aprile 1994
avevo 4 anni e nulla sapevo di chi fossero kurt kobain, Novaselic e Dave Ghrol.
20 anni dopo capisco l'importanza che la musica ha sulle generazioni di giovani
che incocia e quindi l’importanza che i Nirvana hanno avuto nel mondo della
musica, nel rock, nella società che stava andando incontro ad un’evoluzione
appunto repentina ed irreversibile, provando ad immaginare cosa potesse
significare per un ventenne di allora la morte di Kurt. Perché quello che
rappresentava era quell’idea che si potesse essere inquieti ma comuqnue delle
rockstar, che si potesse avere problemi pur stando sotto i riflettori e che
anzi, il successo non era poi così bello, quella identità che disperatamente
cercava la generazione X di cui kurt era l’elemento forse più famoso e
rappresentativo. Ora le cose sono un po’ diverse, ma alcuni tratti rimangono
invariati: la confusione
adolescenziale, il caos esistenziale, la ricerca di un’identità tra le mille a
disposizione, l'ansia di diventare adulti ormai non più sfogata in un riff di
chitarra ma piuttosto in un insulto su Facebook o Twitter, l'inquetudine che
attanaglia, ma anche la consapevolezza dell'importanza degli errori che tutto
questo genera, degli errori comuni, come quello che portarono alla creazione di
cose incredibili come il riff di smels like teen spirit, rassicurandomi sul
fatto che talvolta, sono proprio loro le cose buone che facciamo. Quegli
errori, che a volte conducono alla morte come é successi a Kurt, ma che altre
volte, ti salvano la vita.
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