venerdì 6 febbraio 2015

Titoli di coda





 Cari lettori,
il fatto che stiate perdendo dei minuti della vostra vita per leggere gli ultimi rantoli di questo stanco blog mi riempie il cuore di gioia.
Le stagioni chiudono qui, semplicemente, di punto in bianco, esattamente come sono arrivate, il 6 febbraio 2013, due anni fa.
Ricordo che era uno dei pomeriggi tipici di quel periodo, annegato nella noia e nell'inibizione più totale. 
Avevo da sempre avuto il desiderio di scrivere, ma ancora più forte, sentivo il desiderio di incanalare alcune turbolenze della mia vita in qualcosa, di usare quel l'energia negativa, rimodellarla e usarla per far uscire qualcosa che avesse un'altra forma, anche se non avevo idea di cosa sarebbe venuto fuori. 
Ero abituato a rimandare tutto quanto senza riuscire più a prender una decisione.
Scrissi il primo post in venti minuti, in altri dieci composi il template di blogger e creai il blog. Poi lo pubblicai su facebook, iniziando così a dare in pasto una nuova parte di me a chiunque avesse cliccato su quello strano link intitolato: le stagioni del lago. 
Uscì a camminare, passarono dieci minuti e mi scrissero in cinque persone.
Capii immediatamente che nel buio in cui mi trovavo in quel periodo ero riuscito non so come a trovare un sentiero da seguire per venirne fuori, e che se l'avessi seguito con costanza e fiducia, prima o poi la fine sarebbe arrivata. Una botta di culo.
Credo che sia arrivato al capolinea di quel sentiero. Il buio si è dissolto e davanti a me ci sono atre strade che chiamano a gran voce per essere intraprese.
 E per intraprenderle, per imboccarle, quasi per una logica conseguenza è necessario abbandonare il sentiero vecchio, è necessario voltare pagina, o in questo caso cliccare sul mouse e cambiare sito web.
 Non sempre è stato facile trovare cosa scrivere, e non sempre il luogo per liberare certe suggestioni è stato quello giusto. Le stagioni del lago sono state un esperimento, sono state un viaggio verso l’ignoto. Sono state un luogo dove andare nei momenti più difficili ad imprimere qualcosa che non volevo venisse dimenticato, ma non da voi che mi leggete, più che altro da me stesso.
 Di cose da dire non ne ho più, o forse, per meglio dire, ne ho davvero troppe ma nessuna che vada più bene qui.
E’ come quando si torna dopo un lungo viaggio, l’eterna malinconia per la fine, e la smisurata eccitazione per l’inizio che ne seguirà. Perché ne seguiranno molti di nuovi inizi, questo è certo.

Chi si aspettava qualche rivelazione rimarrà deluso, ma come sapete, questo blog non ha mai insegnato nulla ne ha mai fatto letteratura. A volte é banale e tremendamente nazionalpopolare, non sempre è scritto bene, ci sono un sacco di errori, forse si contraddice talvolta. È l'esatto corrispettivo di chi lo scrive e racconta dei suoi tentativi quotidiani di capirci qualcosa, ma può anche essere che in fondo quel ragazzo non abbia mai capito un cazzo. 
Però una cosa questo blog ha avuto il merito, alcune volte, di ricordarmela.
E cioè che la vita non é altro che un gioco meraviglioso, ed ogni stagione ha il merito di essere bella per qualcosa, perchè non puoi mai sapere quanto a lungo durerà la nebbia sul lago, ma quello che è sicuro é che in un modo o nell'altro prima o poi il sole torna a splendere sempre.
Perché la felicità non è che una scelta che ogni giorno inconsapevolmente si continua a fare, ancora e ancora, e per fare questo bisogna riuscire sempre a stupirci di tutte quelle piccole ed insignificanti cose di cui siamo circondati.
Come di tutte queste stagioni che viviamo, che arrivano, passano, stanno via per un po’, ma poi ritornano sempre. Perché non temete, le cose belle tornano, magari vestite diverse, magari cambiando nome, o sito web, ma in un modo o nell’altro, un giorno poi, ritornano a casa. 

G




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