venerdì 6 giugno 2014

Coffisciop



Sembrava così corta quella strada, e ci camminiamo da venti minuti. Avanti e indietro, senza sosta, senza motivo apparente. Concentrati ma divertiti, decisi ma ironici. Inciampando su tombini, gradini e speranze. Alle spalle chilometri di città, dalla stazione ai canali fino ad arrivare, tipicamente, allo stadio.
Ed eccoci qui, dentro e fuori un coffe shop, fuori e dentro le nostra mente con le nostre idee, a vagare immobili fra ciò che abbiamo lasciato a casa e quello che ci insegue sempre, mentre scivoliamo per sbaglio nel futuro.
Proprio lì sta quell'attimo di evasione dalla routine, quel momento di confusione. Il senso di calma e tutto sta fermo, tutto immobile prima della tempesta, anche il vento non fa rumore. L'odore di fumo. Divampiamo tutti e si vaporizza nell'aria, piove sempre ma non c'é nessun tuono. 
Un tiro per ogni attimo perso, un tiro per ogni errore, un tiro per i sensi di colpa ed uno per le occasioni perse. Aspiriamo solo i sogni, mandiamo giù le speranze. 
La strada piena e la porta del bar chiusa. Piove irragionevolmente. Acqua nebulizzata che pizzica ovunque. Il vento freddo galoppa senza sosta. Quella fame. Si cammina, avanti ed indietro, si gira in tondo, si va e si torna. Il rumore delle risate. Le nostre e quelle della città. Il vuoto che quasi si cade. Siamo lontani, distanti dalle cose di sempre, fermi in un limbo tra il niente e il ricordo.
L’odore che s’impregna. Le luci che si accendono, girano tutte intorno a noi, fermi, cullati dal muoversi della città.
Solo ieri Bruxelles, oggi Amsterdam, domani sarebbe bello proseguire verso nord.
A circumnavigare il globo quanto ci si metterà? Ha un che di giusto girare, partire e tornare. Come tutti questi anni e queste stagioni, che tornano ma non sono mai uguali eppure ritornano sempre, ogni volta simili ma un po’ diverse, mai banali e nemmeno superficiali, fanno ritorno con qualcosa di nuovo da spendere ed imparare. Gli anni no, quelli no, non tornano, loro si fermano qui, non circumnavigano niente, vanno da un punto all’altro e poi si perdono, svaniscono, lasciano solo il ricordo ad attenderli per l’eternità.
Un tiro per ciò che non torna.
E corriamo per le strade i vicoli e i canali, nuotiamo controcorrente, vestiti male in mezzo ai nostri simili, nutrendoci di differenze.
Ridiamo di noi stessi come di chiunque altro.
Ad Amsterdam le agenzie di viaggio hanno piante in esposizione e biglietti di aereo arrotolati. Frutta tropicale già shekerata e rose dei venti a sette punte. Destinazioni infinite. Fiori colorati. Tulipani.
Sette punte sui nostri forconi, sette punti da toccare da qui ai prossimi sette anni. Sette punti da vedere, sette, punti di vista da cambiare, continuamene.
Canzoni che solo al mare possono essere ascoltate, suonate dal vento e dal profumo di sale. Un mare di colori tutti intorno, dipinti a caso nel grigio dei muri. Non sopporto il mare freddo senza che ci sia il vento e la sabbia. Il mare dovrebbe essere sempre al sole, come dire che si dovrebbe ridere sempre, e Dio solo sa quanto serva anche che arrivi un temporale qua e là.
Aspettiamo mesi che arrivi l’estate ma non vogliamo mai che finisca l’inverno. Aspettiamo di diventare grandi ma non vogliamo che finisca la giovinezza. Un ultimo tiro anche per l’inverno. Camminiamo ancora, vedremo fin dove, tanto basta per il momento, di avere una strada e una meta che non si vede, tante luci e colori e la testa che gira, sperando che torni, almeno lei, proprio lei un po’ diversa.

Che poi infine si butta tutto e l’aereo decolla, ostaggi delle nubi, liberi di volare dove scegliamo, e di ritornare a casa quando vogliamo.




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